Ingredienti per 4 persone:
Buon appetito a tutti!
Marcello Mastroianni parla così della fame, ricordando la sua infanzia e adolescenza nel dopoguerra:
“La fame mi ricorda la mia adolescenza, la mia giovinezza, perché le mie origini sono estremamente modeste; non c’era bisogno di usare un frigorifero in casa (a parte che non ce l’avevamo) perché non avanzava mai niente, perché non era mai abbastanza il mangiare e quindi la fame è legata alle discussioni ascoltate in casa, a mia madre che diceva che non c’erano i soldi per andare a far la spesa e mio padre, che era un modesto operaio, che non sapeva cosa fare e cosa dire e allora c’erano anche dei battibecchi penosi.
Mi dicevano: “vai tu dal pizzicagnolo e digli che poi passa mamma”; che poi quello mi diceva: “l’hai letto lì? Vedi un po’ che c’è scritto… Quando questo gallo canterà, qui credenza si farà […]. Quindi la fame è legata ad un periodo della mia vita un po’ penoso ecco (non parliamo della guerra naturalmente). La fame poi però è anche un piacere; io amo molto mangiare, mi è sempre piaciuto… perché non lo so, anzi non ho mai capito quelli che non amano mangiare e sono anche sospettoso quando a tavola vedo qualcuno che non mangia (se sta facendo una dieta è un altro discorso, […]). Io amo molto stare a tavola con gli amici; la tavola non è un fatto banale, è un fatto culturale; a tavola si parla, si discute, si litiga. A tavola si è abbastanza sinceri, perché un buon piatto e un buon bicchiere di vino creano quella condizione di lieve euforia che poi forse ti fa essere più sincero di quanto in altra sede. La tavola è un momento importante; si dice che la cosa migliore è mangiare in cucina… perché? Perché la cucina è legata all’infanzia, ai ricordi di nostra madre, alla famiglia.
Quando io ho cominciato a lavorare mi ricordo che c’era sempre una vecchina che aveva sempre una o due stanze da qualche parte, perché l’albergo costava troppo e poi, in genere, si andava in due (due amici). Si risolveva bene, perché, io mi ricordo, mi facevo le uova al tegamino usando il coperchio del lucido Brill (non so neanche se esiste più), dove mettevo un pezzo di ovatta e poi l’alcol e sopra il tegamino che mi ero portato da casa e ci sbattevo sopra due uova e poi mi compravo la mortadella e quindi mi facevo delle belle pagnottelle con la mortadella. Per me già era un buon pasto; la guerra non era finita da molto tempo, quindi già una bella pagnottella con la mortadella e due uova al tegamino e un frutto erano un bel pasto.”
Ecco dunque la ricetta dell’uovo al tegamino di Mastroianni:
“So fare solo le uova al tegamino, che mi piacciono molto, perché a me piace che la chiara sia cotta e anzi, sul bordo deve essere dorata, quasi al limite bruciacchiata, ma i tuorli non devono essere cotti, appena appena, sennò sembrano uova sode. Allora, quando io me le faccio da solo, metto prima la chiara (e anzi a volte ci aggiungo due pezzetti di mozzarella, così dopo fila) e quando vedo che la chiara comincia a rapprendersi allora calo i tuorli, ma appena appena perché sennò lei non azzuppa più il pane, e mi piace mangiarle nel tegamino, quei tegamini di alluminio che negli anni avevano perso un manico e (bon) ne rimaneva uno solo di manichetto…”.
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